Viaggio in Senegal on the road: alla scoperta del Paese della teranga

Feb 8, 2020 | Africa, Senegal, Viaggi

“Sei mai stato in Senegal?” mi chiese Malik. “No” gli risposi io con tono deciso. “Peccato, non sai cosa ti perdi. Il Senegal, la mia terra di origine, è il Paese della teranga. Fu questo il breve scambio di battute che ebbi con un ragazzo senegalese prima che lo stesso svanisse nel nulla. Non feci in tempo a chiedergli da quale cittò del Senegal provenisse, che lavoro facesse in Italia e cosa fosse la teranga. Sta di fatto che quella frase, pronunciata a freddo, mi mise una strana pulce nell’orecchio. A distanza di un mese, nel rivederlo, gli comunicai eccitato che avevo appena organizzato un viaggio in Senegal on the road

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Lo sapevi che in Africa Occidentale, a poche ore di volo dall’Italia, c’è il Senegal, un Paese democratico e politicamente stabile che fa dellospitalità uno dei punti di forza dell’offerta turistica locale? Beh, spero proprio di sì! In caso contrario, attraverso la lettura, tappa per tappa, del mio avvincente viaggio in Senegal on the road, durato quindici giorni, avrai la possibilità di sciogliere ogni tuo dubbio a riguardo e scoprire, anche se solo virtualmente, il meraviglioso Paese della teranga.

Già, perchè forse quel che non sai è che a tre anni di distanza dalla mia ultima spedizione in Africa, la seconda in Togo, nel gennaio del 2018 il mal d’Africa bussò nuovamente alla mia porta. Dopo diversi rinvii dovuti all’irrefrenabile desiderio di scoperta di nuove culture e a problemi economici causati da un lavoro precario che mi obbligava a rimanere sul pezzo, quella volta decisi di non rimandare più l’appuntamento.

Finalmente, al fine di colmare un’astinenza che durava da tempo e mantenere fede al mio destino di umile viaggiatore, presumibilmente scritto da tempo, rimisi piede nel continente in cui, complici i sorrisi sinceri e la spontaneità della sua gente, avevo addirittura pensato di trasferirmici.

viaggio in senegal on the Road: cosa mi spinse a partire

Se sull’esito della mia scelta di acquistare un biglietto aereo per il Togo mi venne in soccorso, per così dire, la “provvidenza”, per quanto riguarda il mio viaggio in Senegal, le cose andarono diversamente. In un periodo della mia vita in cui il viaggio In quel caso, infatti, mi lasciai sedurre da alcuni frasi di incoraggiamento a partire, tanto banali quanto scontate, che alcuni miei amici senegalesi, che frequentavo da tempo, si divertivano a ripetermi allo sfinimento.

Se è vero, com’è vero, che espressioni quali “vai in Senegal, vedrai che ti piacerà” o “ti innamorerai della teranga” possono sembrare insignificanti o di poco conto, è altrettanto vero che celano un non so chè di fierezza e un forte senso di appartenenza ai propri colori a cui non seppi emotivamente resistere.

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Una venditrice di frutta al Lago Rosa

viaggio in senegal on the road: l’itinerario

Con un passato coloniale e ben tre secoli di schiavitù alle spalle, il Senegal si propone oggi come una tra le destinazioni turistiche più tranquille dell’Africa nera, in cui spicca la convivenza pacifica tra musulmani e cristiani e tra i diversi gruppi etnici che lo abitano.

Benchè non vanti safari in grado di reggere il confronto con quelli di Kenya e Tanzania, due Paesi ben più attrezzati dal punto di vista faunistico, il Senegal annovera città pittoresche e bellezze naturali e paesaggistiche che non sono seconde a nessuno. Hai mai sentito parlare, a tale proposito, della caotica capitale Dakar e della città coloniale di Saint-Louis,? E dei quieti villaggi di pescatori della Petite Cote o dell’affascinante Delta del Sine Saloum? Senza dimenticare il Lago Rosa, la Riserva Naturale di Bandia, l’isola delle conchiglie di Joal Fadiouth, la selvaggia Casamance e poi ancora la musica, l’arte, lo sport, l’ottima cucina locale e tanto altro. Insomma, chi più ne ha più ne metta.

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Un gruppo di bambini curiosi sulla spiaggia di Toubab Dialaw

viaggio in senegal on the road: il concetto di teranga

Se c’è una cosa che più di ogni altra mi ha colpito del Senegal, è stata l’ospitalità, una “virtù” che ha mantenuto fede alla sua nomea, in tutto e per tutto, attraverso il rispetto, la solidarietà, e la condivisione, valori ai quali, in Occidente, non siamo più avvezzi. Una dote innata, dunque, quella dell’ospitalità, una parola che nella lingua dei Wolof, l’etnia più diffusa nel Paese, si traduce con il termine “teranga”. Eccoti svelato l’arcano.

Il forte senso dell’ospitalità che contraddistingue il popolo senegalese, simile, per diversi aspetti, a quello manifestatomi dalle popolazioni dell’Ecuador e del Togo, non ha bisogno di troppe spiegazioni. Semmai l’accoglienza, in Senegal, per essere compresa ha solo bisogno di essere vissuta. In che modo? A 360°, lasciandosi trasportare dal ritmo degli eventi e dal procedere degli incontri con la popolazione locale.

Tuttavia, trattandosi dell’incontro tra individui con usi e costumi molto diversi tra loro, motivo questo, che rischia di generare facili incomprensioni o spiacevoli inconvenienti, per fare in modo che si possa beneficiare appieno dell’ospitalità locale, prima di pianificare un’eventuale partenza alla volta del Senegal è sempre opportuno:

  • rimuovere gli eventuali pregiudizi nei confronti della comunità ospitante: fondati su basi non veritiere, i pregiudizi rappresentano un ostacolo all’incontro e rischiano di vanificare ogni tentativo di “approccio alla teranga”.
  • accantonare l’idea di vacanza a 5 stelle trascorsa in un resort di lusso o con viaggio organizzato: in un viaggio in Senegal on the road si dà spazio all’accoglienza offerta da privati (famiglie, piccoli alberghetti o bed and breakfast a gestione famigliare), i quali aprono le porte della propria residenza minimale per dare ristoro al viaggiatore in cerca di autentIcità.
  • sapere che l’ospitalità (talvolta) si paga: se si è invitati a casa di qualcuno per prendere un caffè, un tè o a pranzare, può accadere – com’è accaduto al sottoscritto – che venga richiesto di elargire un piccolo obolo in denaro (pochi FCFA), utile ad acquistare un pacchetto di sigarette, un gelato o del cibo per la famiglia. Non bisogna farne un dramma: è un modo come un altro di ricambiare una cortesia.

Detto ciò, poichè sono perfettamente consapevole del fascino che l’autenticità ha da sempre esercitato su di me, ci tengo a ricordarti che la stessa, in Senegal, è sinonimo di arricchimento interiore e sviluppo di rapporti umani sinceri, capaci di sfociare in amicizie del tutto inaspettate. Le stesse amicizie alle quali ti toccherà di rimanere tristemente aggrappato con il cuore e con la mente, una volta che sarai rientrato all’ovile e avrai ripreso il tuo solito e triste tram-tram.

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Bambini sul caleche a Lompoul sur Mer

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Mi chiamo Simone Gentilini e sono un bolognese DOC nato nel novembre del 1974. Il 4 per essere precisi, la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze armate, quella che un tempo era una festa sentita ma oggi un giorno qualsiasi presente sul calendario.
Nella vita svolgo un fricandò di attività che, seppur con qualche affanno di troppo, mi consentono di vivere la mia vita in maniera dignitosa.
Sono un operatore socio sanitario, un insegnante di lingue straniere e un accompagnatore turistico.

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