Consigli utili su cosa vedere a Dakar, la capitale del Senegal

Mar 10, 2021 | Africa, Senegal, Viaggi

Per ottenere consigli utili su cosa vedere a Dakar e stabilire con esattezza il numero di giorni da dedicare alla sua visita, dovetti mettere il mio destino nelle mani di Ilaria Guareschi e Stefano Frati, i gestori del ristorante Les Emiliens, ubicato proprio nella capitale, in zona Sacré Coeur.

E questo perchè alla vigilia del mio viaggio in Senegal on the road, non solo non avevo creato un itinerario ad hoc da seguire, ma mi ero limitato a focalizzare l’attenzione esclusivamente su Toubab Dialaw, il mio primo punto di appoggio nel Paese e sul Lago Rosa, la mia seconda tappa. Per dirla tutta, avevo scelto di vivere alla giornata, riservandomi il diritto di decidere sul da farsi, giorno per giorno, con molta calma.

Attraverso una breve videochiamata, i miei due nuovi amici, conosciuti per caso sui “social” e residenti da alcuni anni in Senegal, mi comunicarono che tre giorni sarebbero stati più che sufficienti per visitare sia Dakar che le isole di N’gor e di Gorée, entrambe situate e pochi minuti di navigazione dalla città. Come segno di gratitudine per il prezioso aiuto datomi, scelsi di prenotare il mio soggiorno presso il bed & breakfast annesso al ristorante, scrollandomi così di dosso il pensiero di dover andare alla disperata ricerca di una sistemazione.

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Ilaria Guareschi e Stefano Frati, i gestori del ristorante Les Emiliens

1. Brevi cenni su Dakar

Situata nella parte meridionale della penisola di Capo Verde, sul territorio che nel XV secolo era abitato dalle popolazioni di etnia mandingo e, con il trascorrere dei decenni, dai lebou, un’etnia collegata ai Wolof, Dakar è una città caotica e trafficata, come la maggior parte delle metropoli del resto, che vanta diversi musei, mercati folkloristici e monumenti alla cui visione, non proprio esaltante, ti risulterà difficile rimanere indifferente.

Come probabilmente rimarresti basito nel vedere barbieri che svolgono il proprio mestiere a cielo aperto o uomini vestiti in modo elegante inginocchiati agli angoli delle strade durante l’ora della preghiera. Lo so, ti suona strano, ma questo ed altro è ciò che ti attende a Dakar, una capitale ricca di contrasti tutti da scoprire, frutto dell’inevitabile quanto ardua coesistenza di ricchezza e povertà.

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Veduta dall’alto di Dakar – PhotoCredits @derejeb

2. cosa vedere a Dakar: il distretto di Ouakam

Tra i luoghi di maggior interesse turistico della città, c’è Ouakam, il distretto situato ai piedi delle Mamelles, due colline di origine vulcanica dalla forma equivoca e situato in prossimità del Pointe des Almadies, il punto più occidentale dell’Africa. Ouakam accoglie infatti il Monumento al Rinascimento africano, la Moschea della Divinità e il Faro di Mamelles, le attrazioni di spicco della capitale senegalese.

2.1 Il Monumento al Rinascimento africano

Con un soggiorno prenotato al b&b “Les Emiliens”, mi assicurai un posto in prima fila nel distretto di Ouakam, ubicato a poche centinaia di metri in linea d’aria. Furono infatti sufficienti alcuni minuti di orologio per raggiungere, in taxi, il Monumento al Rinascimento africano, l’opera architettonica da cui scelsi di iniziare il tour della città.

Collocata sulla più bassa delle due Mamelles, questa statua in bronzo alta 52 metri raffigurante una famiglia che sembra fuoriuscire dalle viscere della terra, simbolo della ripartenza del popolo africano dopo il lungo periodo di schiavitù, fu voluta dall’ex presidente Abdoulaye Wade, progettata dall’architetto senegalese Pierre Goudiaby Atape ed eseguita da una società nordcoreana, la quale, in cambio della realizzazione dell’opera, pare sia accaparrata svariati terreni in città.

Inaugurato il 4 aprile del 2010, a 50 anni esatti dall’indipendenza ottenuta dalla Francia, il Monumento al Rinascimento africano è un’opera controversa che suscitò non poche polemiche da parte dell’opinione pubblica locale, decisamente contrariata per l’eccessivo costo sostenuto nel costruirla in tempi di crisi economica – si parla di circa 20 milioni di euro – e dall’estetica tutt’altro che gradevole.

Dai suoi piedi, raggiungibili solo dopo aver scalato i 198 gradini che li separano da Route de la Corniche Ouest, la strada su cui si affaccia il monumento, si accede ad un museo. Mediante l’utilizzo di ascensori interni, è possibile raggiungerne la vetta, da cui si gode di un colpo d’occhio mozzafiato, a 360 gradi, sulla città.

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Il Monumento al Rinascimeno africano PhotoCredits @robric77
  • Il costo di entrata al museo è di 6.500 FCFA (10 euro) per gli adulti e di 3.250 FCFA (5 euro) per i bambini.

2.2 La Moschea della Divinita’

Situata a 5 minuti in taxi e a 30 minuti a piedi dal Monumento al Rinascimento africano, si erge, affacciata sull’Oceano Atlantico, in uno dei punti panoramici più suggestivi di Dakar, la Moschea della Divinità. Eretta negli anni’90, a pochi passi dalla spiaggia, spesso affollata di piroghe e pellicani in cerca di una lauta ricompensa ittica, la moschea rappresenta, specialmente al tramonto, un luogo scenografco da immortalare con uno scatto scenografico.

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La Moschea della Divinità – PhotoCredits @IgorSPb

2.3 Il Faro di Mamelles

Posto sulla più alta delle due Mamelles, a distanza di pochi metri dalla “sorella minore”, alta 100 metri, si trova il Faro di Mamelles, considerato il più antico faro del mondo dopo quello di Capo di Buona Speranza, in Sud Africa.

Costruito nel 1864 ed elettrificato neglia nni’50, il faro è dotato di una lampada alogena da 1000 watt che produce un potente bagliore bianco ogni cinque secondi. Una spettacolare lente di Fresnel su un bagno di mercurio funge da amplificatore e fornisce una portata di 54  km .

Alto 21 metri situato a 126 metri sopra il livello del mare, il faro è accessibile mediante una visita guidata. Per raggiungerlo è necessario seguire un percorso in salita, lievemente tortuoso, lungo circa 1 km, al culmine del quale, nei pressi dell’omonimo ristorante “Phare de Mamelles”, uno tra i più prestigiosi della città, si viene ripagati con una spettacolare veduta panoramica sull’intera penisola.

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Faro di Mamelles
  • L’accesso è consentito mediante visite guidate gratuite effettuate dal guardiano del faro.

3. Dakar-Plateau: Place de l’Indipendence e il Palazzo Presidenziale

Subito dopo Ouakam c’è Plateau, il quartiere che ospita Place de l’Indipendence, il fulcro della città, l’area dove hanno sede il Ministero degli Affari Esteri e la Camera di Commercio e i pittoreschi mercati Sandaga e Kermel.

A pochi passi dalla piazza, lungo l’Avenue Senghor, sorge il Palazzo Presidenziale, la residenza ufficiale del Presidente del Senegal, la quale ospitò, agli inizi del XX secolo, il governatore dell’AOF (l’Africa Occidentale Francese), di cui Dakar divenne capitale. Considerata un buon punto di partenza alla scoperta della città, ed in particolar modo dei vicini Marchè Sandaga e Marchè Kermel, la piazza, in realtà, offre poco o nulla sotto il profilo turistico.

3.1 I mercati: Sandaga e Kermel

Se hai avuto modo di leggere il mio articolo su Lomé, la capitale del Togo, ti sarai forse accorto che i mercati, in Africa, rappresentano non solo una fonte di guadagno per i locali, sempre pronti a farsi in quattro per conquistarsi la simpatia dei passanti e guadagnarsi la pagnotta, ma sono talmente ricchi di cianfrusaglie in grado di attrarre anche la persona più disinteressata nel fare acquisti. Come a Lomè, ecco che anche a Dakar il Marchè Sandaga e il Marchè Kermel, i due mercati più celebri della città, situati ai lati opposti di Place de l’Indipendence, da cui distano una manciata di minuti a piedi, ne sono la dimostrazone.

Il Marchè Sandaga, originariamente allestito all’interno di un edificio costruito negli anni’30, ormai in degrado e prossimo alla demolizione (a cui dovrebbe far seguito un’adeguata ristrutturazione), si è sviluppato da alcuni anni nelle aree circostanti lo stabile, dove ogni giorno venditori ambulanti agguerriti si contendono clienti locali e turisti che giungono in cerca di prodotti locali e quanto di pìù peculiare e contraffatto esista.

Più caratteristico è il Marchè Kermel, un mercato che ha luogo all’interno di una struttura metallica, di stile coloniale, risalente al 1860. Raso al suolo da un incendio alla metà degli anni’90, il mercato fu interamente ricostruito, tre anni dopo, tale e quale a com’era inizialmente. Brulicante di vita, odori e colori, il Marchè Kermel vanta prodotti freschi quali carne, pesce, spezie, legumi e frutti esotici che catturano l’attenzione degli espatriati. Non è un caso, infatti, che i Dakarois l’abbiano soprannominato il “mercato dei toubab”, una parola che in lingua Wolof significa “uomo bianco”.

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L’interno del mercato Kermel – PhotoCredits @Neil McAllister

3.2 Il Museo Théodore Monod (ex IFAN)

Situato in Rue Place, a pochi metri di distanza da Place de Soweto, sorge il Museo Theodore Monod, il più antico museo d’arte africana (e forse l’unico) presente in Africa Occidentale, meglio conosciuto come IFAN (Istituto Fondamentale dell’Africa Nera).

Istituito alla fine degli anni’30 all’interno di un’edificio in stile sudanese con lo scopo di esaminare e approfondire lo studio del patrimonio culturale dell’AOF (Africa Occidentale Francese), il museo iniziò ad assolvere alla sua funzione quando il francese Theodore Monod, naturalista, esploratore nonchè professore presso il Museo di Storia Naturale di Parigi, dopo aver trascorso buona parte della sua carriera lavorativa in Senegal, incentrata sullo studio dei popoli delle ex-colonie francesi e della loro cultura, ne diventò il direttore.

Disposto su due piani, il museo espone oggetti appartenenti ai Paesi di lingua francofona, suddivisi per aree tematiche: qui si trovano diverse maschere dell’etnia Diola della Casamance o dei Senufo della Costa d’Avorio, statuette dell’etnia Bambarà del Mali, armi, abbigliamento, attrezzi agricoli, reperti riconducibili alla maternità, al matrimonio e ai riti funebri. Ma si possono altresì ammirare il bombolong, uno strumento musicale a percussione (a fessura) ricavato da un tronco d’albero, notoriamente utilizzato per trasmettere messaggi di villaggio in villaggio e il tam-tam della Casamance.

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Museo IFAN – PhotoCredits @MJ Photography
  • Il costo di accesso al museo è di 2.000 FCFA (3 euro), per residenti e dI 5.000 FCFA (8,00 euro) per i visitatori stranieri.

4. Come raggiungere Dakar

Malgrado la maggior parte dei voli internazionali atterri a Dakar la sera tardi, per raggiungere la capitale, situata a circa 60 km dall’aeroporto, si trova sempre una soluzione a portata di mano, da scegliere tra il bus, quella più economica, il cui servizio è effettuato dalla compagnia di trasporto pubblico nazionale Dakar Dem Dikk, oppure il taxi, per il quale però, è necessario fare una precisazione. Davanti alla hall degli arrivi, oltre al bus, il cui biglietto è acquistabile direttamente a bordo, si trovano appostati due diversi tipi di taxi:

  • quelli di colore giallo e nero, privi di tassametro, i cui costi oscillano tra i 15.000 FCFA (23 euro) del giorno e i 20.000 FCFA (30 euro) della sera. Con il pedaggio dell’autostrada, quasi sempre a carico del visitatore, bisogna mettere in conto 3.000 FCFA da aggiungere al prezzo inizialmente previsto. Il tragitto dura all’incirca un’ora e mezza.
  • quelli di colore bianco con striscia arancione, climatizzati, più cari rispetto ai primi e appartenenti alla società di trasporti Senecartours. Il pagamento, in questo caso, deve essere effettuato in anticipo ad incaricati muniti di badge, situati all’uscita della hall. I prezzi di una corsa variano tra 28.000 FCFA (40 euro circa ) del giorno e i 35.000 FCFA (50 euro) della sera.

I prezzi, sia chiaro, nonostante siano attendibili, poichè si riferiscono a spostamenti effettuati sia in prima persona che da parte di amici e conoscenti, sono soggetti a piccole variazioni che dipendono non solo dalla abilità del turista nel saper giocare al ribasso, con garbo ed educazione, bensì dall’esigenza della controparte di aumentare le tariffe al fine di incrementare il suo profitto. Alcune volte mi sono lasciato fregare, altre volte l’ho spuntata io!

4.1 Come muoversi in città

Indipendentemente dall’area in cui si sceglie di soggiornare, quando si desidera spostarsi è consigliato farlo in taxi, un veicolo affidale e sicuro che, per quanto sia considerato eccessivamente caro per un Paese come il Senegal, è tuttavia disponibile ad ogni ora del giorno e della sera (e notte).

In alternativa al taxi, voilà le “car rapides”, delle vere e proprie opere d’arte dipinte a mano, marchiate Renault. Sebbene ultimamente siano un pò in disuso, questi taxi collettivi dalle tariffe estremamente accessibili e dai colori appariscenti, riconoscibili grazie alla scritta “Alhamdulillah”, che in arabo significa “lode a Dio”, sono considerate una vera e propria istituzione nel Paese.

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Le car rapides – PhotoCredits @Emer_Iglesias

5. Escursione a N’gor

Pochissimi minuti di navigazione in piroga e un biglietto da 1.000 FCFA (2 euro circa) separano la spiaggia di N’gor, un villaggio di pescatori lebou situato vicino al Pointe des Almadies, dall’omonimo isolotto, un fazzoletto di terra baciato dal sole, in cui è possibile lasciarsi alle spalle, anche solo per poche ore, i ritmi frenetici di Dakar. Se per qualsiasi ragione il tuo soggiorno nella capitale dovesse diventare insostenibile, sai già dove andare a parare.

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L’orizzonte visto da N’gor

Pressochè disabitato e privo di negozi, N’gor si presenta come un agglomerato di case in pietra secca cinte da mura che fanno da cornice a stradine deserte, ravvivate di tanto in tanto, da qualche presenza umana di passaggio o dal rumore provocato dallo sbattere di cancelli in legno.

Tutt’intorno, invece, la fanno da padrone i surfisti, alle prese con le onde dell’oceano e i gestori delle tavole calde, la cui deliziosa cucina a base di pesce richiama a sè villeggianti ed escursionisti affamati, bramosi di assaporare il mio piatto preferito: un gustoso thiof alla griglia (la cernia) accompagnato da patatine fritte, verdure e salse deliziose. Alcune panchine in cemento e qualche galleria d’arte allestita all’interno di capanni pericolanti, completano il quadro turistico di un’isola davvero graziosa.

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Il mio thiof alla griglia con patatine e verdure

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Mi chiamo Simone Gentilini e sono un bolognese DOC nato nel novembre del 1974. Il 4 per essere precisi, la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze armate, quella che un tempo era una festa sentita ma oggi un giorno qualsiasi presente sul calendario.
Nella vita svolgo un fricandò di attività che, seppur con qualche affanno di troppo, mi consentono di vivere la mia vita in maniera dignitosa.
Sono un operatore socio sanitario, un insegnante di lingue straniere e un accompagnatore turistico.

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